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COLTIVARE PIANTA DI KAKI

Con i termini kaki, cachi e loto si indica generalmente il frutto dell'albero di diospiro o diospero (anch'esso identificato spesso con i termini kaki e cachi). Insieme alle castagne e ai melograni, il kaki è uno dei frutti più buoni che ci dona l'autunno. La raccolta frequetemente si protrae fino a dicembre inoltrato. Il suo successo è dovuto alla sua dolcezza e alla sua delicatezza. Due virtù che rendono questo frutto gradito anche ai più piccoli.


Le proprietà dei kaki dal punto di vista alimentare sono eccellenti. La pianta, inoltre, è rustica e resistente agli attacchi parassitari. Questo la rende ideale per la coltivazione nel frutteto domestico, dove un singolo albero riesce a regalare grandi soddisfazioni.


La Pianta di Cachi non ha particolari esigenze per quanto concerne la necessità, o meno, di essere annaffiata. Si tratta, infatti, di una pianta relativamente resistente alle condizioni del clima più averse, tra cui la principale è di sicuro la siccità.


Le annaffiature per la pianta di Cachi, detta anche "diaspero" o semplicemente "KaKi", sono indispensabili soltanto nelle zone sottoposte ad una maggiore siccità, ovvero quelle in cui non esiste, in linea di massima, una stagione piovosa vera e propria. Solo in questa maniera si riesce a rendere il frutto migliore, dato che nonostante tutto è importante che il Cachi disponga delle giuste quantità di acqua. Nelle regione del mondo dove, invece, non esistono problemi relativi alla siccità e dove le piogge sono più frequenti, è possibile tralasciare le irrigazioni dato che la pianta trae dalla pioggia l'acqua che le è necessaria.


LA COLTIVAZIONE E LA CURA


La coltivazione della pianta di KaKi è tutt'altro che complicata. La messa a dimora deve avvenire nella stagione autunnale e non esistono esigenze particolare per quanto concerne il terreno.

L'unico aspetto riguarda il drenaggio, che deve essere buono. Quando si pongono a dimora le piante, esse si devono collocare ad una distanza minima di almeno 6 metri.

Da adulti, infatti, questi alberi hanno bisogno di moltissimo spazio e di una perfetta aerazione.

Periodicamente è necessario procedere con la potatura dell'albero, eliminando semplicemente i rami secchi o quelli rovinati. Qualora ci fossero rami eccessivamente appesantiti da troppi fiori è necessario alleggerirli eliminandone alcuni. La raccolta dei KaKi avviene in autunno inoltrato, generalmente nei mesi compresi tra ottobre e novembre.


LA CONCIMAZIONE IDEALE


Tra i pochissimi interventi manutentivi richieste dalla pianta di KaKi si colloca quella della concimazione. E' realmente importante, infatti, integrare correttamente le sostanze nutritive presenti nel terreno, in modo da garantire uno sviluppo ottimale dell'albero ed anche un raccolto di migliore qualità. Le concimazioni della pianta di Kaki devono avvenire periodicamente nella stagione primaverile ed in quella autunnale. Tolto il malaugurato caso di problemi e parassiti, infatti, le concimazioni estive ed invernali vanno per lo più evitate. L'elemento fondamentale che deve costituire il fertilizzante ideale per il KaKi è indubbiamente l'azoto. Nella stagione primaverile, a questo, si devono aggiungere anche gli altri due macoelementi indispensabili per la maggioranza delle piante, ovvero fosforo e potassio, per rinforzare la pianta e i frutti.


L'ESPOSIZIONE E LE MALATTIE


La pinta di KaKi non ha particolari esigenze per quanto concerne l'aspetto climatico. L'unico accorgimento di qui occorre sicuramente ricordare è che il KaKi predilige le zone con un clima più caldo. Il freddo è abbastanza ben tollerato, mentre le gelate sono assolutamente da evitare, specialmente nel momento in cui l'albero è in fiore, ovvero più o meno ad aprile. I venti caratterizzati da forti raffiche sono da evitare, se possibile, in quanto i rami già appesantiti dalla presenza dei frutti (il cui peso non è indifferente) corrono maggiormente il rischio di spezzarsi se sollecitanti. Uno dei parassiti che maggiormente infestano la pianta del KaKi è la cocciniglia, sia quella denominata "mezzo grano di pepe" sia quella farinosa. In questo caso occorre agire chimicamente con appositi prodotti. In caso di marciume radicale, invece, ridurre le annaffiature.






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